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domenica 8 dicembre 2013

Napoli Bambina di 18 mesi Sa tutte Le Capitali Del Mondo



Napoli Bambina di 18 mesi Sa tutte Le Capitali Del Mondo



domenica 24 novembre 2013

Camorra: il business del pane e dei forni abusivi

Il Segretario della Commissione bicamerale antimafia, Tommaso Pellegrino, che e' anche capogruppo dei Verdi nella Commissione sanita' della Camera dei Deputati, ha preannunciato una interrogazione urgente al ministro delle Politiche agricole ed al Ministro della Salute per chiedere 'immediate verifiche e l'adozione di misure cautelari' dopo la denuncia che, nei forni abusivi disseminati nella provincia di Napoli, si usano legna laccata e bare usate per cuocere il pane. 'La battaglia avviata contro i panificatori abusivi della provincia di Napoli, insieme all'Assessore all'agricoltura della Provincia di Napoli, Francesco Emilio Borrelli - spiega Pellegrino - oltre a incidere sull'economia della malavita organizzata che controlla alcuni dei forni abusivi, serve a salvaguardare la salute di noi tutti. I pericoli per la salute derivanti dall'uso di legna laccata e di bare sono tantissimi e gravissimi - aggiunge l'assessore Borrelli - Nei prossimi giorni sara' consegnato ai Carabinieri un nuovo dossier con altri indirizzi di panifici abusivi dove non si rispettano le leggi e non si tutela la salute dei consumatori'. (Ansa) -  

venerdì 1 novembre 2013

Storia della Società Sportiva Calcio Napoli



Prima del 1926 le imprese più importanti del calcio campano erano legate al Savoia di Torre Annunziata che aveva addirittura sfiorato il titolo nazionale, arrendendosi di fronte al Genoa nella finalissima del 1924.

Giorgio Ascarelli, giovane industriale napoletano e presidente dell'Internaples, si era reso conto che ormai il football stava diventando un fenomeno che avrebbe appassionato le folle come null'altro fino ad allora. Il 1º agosto 1926 l'assemblea dei soci dell'Internaples decise di cambiare il nome della società costituendo l'Associazione Calcio Napoli. Giorgio Ascarelli fu il primo presidente della storia del club.[10] A spingere il presidente a cambiare denominazione alla società fu probabilmente il fatto che il nome Internaples era sgradito al regime fascista in quanto il termine "Internazionale" ricordava l'Internazionale comunista (nemica politica del regime)[11] mentre il regime fascista osteggiava i termini stranieri,[12] per cui Ascarelli ritenne opportuno cambiare il termine anglofono Naples con il vero nome della città (Napoli).[10] Nel frattempo, con l'approvazione della Carta di Viareggio, il Napoli ottenne l'ammissione al nuovo campionato di massima serie unificato tra Nord e Sud, la Divisione Nazionale, ufficialmente in virtù del primo posto conquistato dall'Internaples nel Campionato Campano, ma anche per il raggiungimento della Finale di Lega Sud. Insieme al Napoli, ottennero l'ammissione alla Divisione Nazionale gestita dal Direttorio Divisioni Superiori, l'antesignano dell'odierna Lega Calcio, anche i sodalizi capitolini Alba Roma e Fortitudo Pro Roma (prima e seconda classificata nel Campionato laziale).[10] Stante il divario tra Nord e Sud, delle 20 squadre partecipanti alla Divisione Nazionale 1926-1927, solo 3 provenivano dal Sud contro le 17 del Nord.



Nella nuova squadra si distinse ben presto il giovane, proveniente dalle giovanili dell'Internaples, Attila Sallustro, soprannominato "il Veltro". Sallustro proveniva da un'agiata famiglia e suo padre - quando seppe che avrebbe giocato a calcio in Italia - gli impose l'obbligo di non guadagnare nulla dall'attività sportiva. Sallustro mantenne la promessa fin che fu possibile; il Napoli lo gratificò regalandogli una lussuosa vettura, una Fiat 508 Balilla, cosa che all'epoca (1931-32) destò un enorme scalpore.[13]
La prima stagione azzurra nella Divisione Nazionale fu di estrema pochezza: un solo punto raccolto in tutta la stagione, ma Ascarelli riuscì a convincere i dirigenti nazionali a non rinunciare al patrimonio che il Napoli e Napoli rappresentavano per il calcio italiano e la società partenopea venne ripescata insieme alle altre retrocesse.[14] Nel frattempo i sostenitori della squadra decisero - viste le modeste prestazioni dei ragazzi in maglia azzurra - di togliere dallo stemma della società l'originario cavallo rampante sostituendolo con un modesto somaro: da allora "'o ciucciariello" divenne per Napoli e per il mondo del calcio l'emblema della squadra partenopea.[14] Nella Coppa CONI 1927, torneo di consolazione per le escluse dal girone finale a 6 squadre per l'assegnazione dello scudetto, il Napoli ottenne finalmente la sua prima vittoria superando l'Alba, perdendo contemporaneamente l'allenatore austriaco Kreuzer, che aveva giurato che alla prima vittoria se ne sarebbe tornato a Vienna direttamente a piedi.


Ascarelli, in vista della stagione successiva, rinforzò la squadra in modo da evitare la retrocessione nella categoria inferiore. Il campo, tuttavia, gli diede nuovamente torto: alla fine del girone d'andata il Napoli era in zona retrocessione e, nonostante un più discreto girone di ritorno, gli azzurri non riuscirono a salvarsi, chiudendo terzultimi. Ciononostante, la FIGC volle ripagare i segnali di miglioramento della società partenopea, accordandole il 18 marzo, appena due settimane dopo la fine dei due gironi eliminatori (e addirittura prima dell'inizio della Coppa CONI e del girone finale a 8 squadre per l'assegnazione dello scudetto), un secondo ripescaggio nella massima serie (annullando tutte le retrocessioni).
Il campionato fu allargato a 16 squadre per girone, per un totale di 32 squadre, in modo da rendere la Divisione Nazionale 1928-1929 un torneo di qualificazione alle due serie a girone unico in cui la Divisione Nazionale sarebbe stata suddivisa: le migliori otto di ogni girone avrebbero partecipato alla Divisione Nazionale Serie A, quelle classificate tra la nona e la quattordicesima posizione sarebbero state declassate nella Divisione Nazionale Serie B, mentre le ultime due classificate di ogni girone sarebbero dovute retrocedere addirittura in terza serie, sostituite dalle vincitrici dei quattro gironi di Prima Divisione. Puntando a entrare nel novero delle 16 elette che avrebbero partecipato al primo campionato di Serie A a girone unico, il Napoli si rinforzò e, trascinato dalle 22 reti del bomber Sallustro, si classificò a fine stagione ottavo a pari merito con la Lazio; fu quindi necessario uno spareggio tra le due compagini per conquistare l'ultimo posto in palio per la Serie A che finì in parità per due a due .
Antonio Vojak
Lo spareggio si sarebbe dovuto ripetere, ma non venne disputato poiché Ascarelli riuscì a convincere l'allora Presidente della FIGC, Leandro Arpinati, ad allargare il campionato di Serie A a diciotto squadre in modo che anche le none classificate potessero accedervi .
Alla vigilia del primo campionato di Serie A a girone unico il Napoli si rinforzò ingaggiando Vojak (vincitore di uno scudetto con la Juventus nel 1925-1926) e il "mister" William Garbutt, classico allenatore inglese che aveva vinto due scudetti con il Genoa nel 1922-1923 e nel 1923-1924.[16]
Fu edificato - finalmente - uno stadio vero, il "Vesuvio", in grado di accogliere le migliaia di sostenitori della squadra. Ascarelli morì in giovane età senza poter raggiungere i traguardi ambiziosi che si era prefissato. Lo stadio gli fu intitolato a furore di popolo ma le leggi razziali gli tolsero anche quella "soddisfazione postuma ".
Grazie ai già citati acquisti, la squadra per la prima volta non rischiò la retrocessione chiudendo il torneo al quinto posto.

martedì 22 ottobre 2013

LEGGENDA NAPOLETANA : DELLA SIRENA PARTENOPE

Tantissime  sono le leggende sull'origine della città Partenopea. Quella che vi racconterò tratta di una sirena di nome Partenope, perdutamente innamorata di Ulisse, che non essendo riuscita a farsi amare dallo stesso, poiché insensibile, questi, al fascino del suo canto, decise di gettarsi nei mari del Mediterraneo, annegando nel Golfo della città di Napoli. 
Nella prima versione del mito, vi è una fanciulla dal volto umano ed il corpo di uccello (non ancora di pesce), figlia del dio del mare e della dea della terra: chiaramente, racchiude in sé tutti i caratteri della natura, è il frutto dell'unione tra acqua e terra. La meravigliosa creatura vive tra le rocce, in mezzo al mare. Un giorno, la nave di Ulisse si imbatte nella zona delle sirene, e Partenope tenta di sedurre, col suo dolce quanto ingannevole canto, l'eroe della conoscenza per eccellenza, che però la respinge con astuzia. Allora la sirena si strugge dal dolore fino a commettere l'atto inconsulto del suicidio: si getta da un'alta rupe ed il suo corpo viene affidato alle onde, che lo conducono sino al golfo napoletano, dove rimane imbrigliato.
E' proprio l'isolotto di Megaride il punto di approdo della sirena leggendaria. Partenope si dissolve ed il suo corpo sinuoso si trasforma nella morfologia del paesaggio napoletano, partenopeo per l'appunto, appoggiando il capo ad oriente, sull'altura di Capodimonte, ed il piede, per così dire, ad occidente, verso il promontorio di Posillipo.
Il rito di fondazione della città si viene così a fondere col culto del paesaggio e delle sue splendide componenti naturalistiche. E' stata la corrente del mare a trascinare la vita a Napoli ed è dal mare che tutti traggono sostentamento, secondo i più elementari miti sulle origini.
Questi racconti non affatto banali, e meno semplici di quanto appaiano in prima lettura, nascondono sempre una profonda simbologia che rimanda ad una concezione filosofica della vita. Proprio questi miti, patrimonio della cultura partenopea, rischiano di andare perduti, sprofondati sotto rifiuti, informazioni superflue e consuetudini dimenticate. E' per questo che il valore del racconto non deve andar perso, per tenere sempre presenti le radici di un popolo e prendersene cura.

giovedì 19 settembre 2013

il miracolo del sangue di San Gennaro la sua storia

Da un tempo molto lontano, dal 1300, avviene a Napoli quello che oramai in tutto il mondo è noto come “il miracolo di San Gennaro”. Da allora, ogni anno, il giorno 19 settembre festa di San Gennaro le ampolle con il suo sangue vengono esposte al pubblico sull’altare del Duomo di Napoli ed il sangue contenuto in esse (fino ad allora raggrumito e solido), diviene liquido a seguito delle preghiere e delle suppliche dei fedeli.


Sembra che la prima volta il “miracolo” sia avvenuto nel 1389 o almeno fu la prima volta che fu annotata la liquefazione del sangue del Santo sulle pagine del “Chronicon Siculum”. La storia, o la legenda, racconta che una pia donna avesse raccolto in due ampolle il sangue di San Gennaro al momento della sua decapitazione, avvenuta il 19 settembre del 305 a Pozzuoli di fronte alla solfatara dove oggi sorge il santuario, per poi consegnare la reliquia al vescovo di Napoli. Da anni, e ogni anno, a seguito di preghiere il 19 settembre i grumi secchi, solidi e scuri, spontaneamente si sciolgono e il sangue contenuto nelle ampolle assume il colore rosso vivo quasi ribollendo. Le due ampolle sono oggi contenute dentro una piccola teca rotonda di argento con un manico e sono conservate nel Duomo in una cassaforte dietro l’altare della Cappella del Tesoro di San Gennaro. Le ampolle sono da sempre state considerate uno dei tesori più preziosi della città ed infatti una delle due è semivuota perché una parte del suo contenuto fu portato a Madrid dal Re Carlo di Borbone quando lasciò Napoli per il trono di Spagna.
San Gennaro liquefazione delle ampolle

Da sempre la liquefazione del sangue di San Gennaro è considerato un buon segno per la città di Napoli e, al contrario, la mancata liquefazione è considerata un cattivo segno . La “liquefazione” avviene in realtà tre volte l’anno ma il “Miracolo di San Gennaro” è comunemente considerato quello del 19 settembre e il suo esito è considerato una buona o una cattiva premonizione per la città e i suoi abitanti. Le tre volte l’anno in cui il sangue si scioglie sono il sabato che precede la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre o negli otto giorni successivi le celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 dicembre. In realtà anche nella chiesa di San Gennaro a Pozzuoli, alla Solfatara, sul marmo su cui si ritiene che Gennaro fu decapitato, ancora oggi qualche fedele sostiene che le tracce rosse trasuderebbero e divengano di un colore rosso intenso in concomitanza con il miracolo del 19 che avviene a Napoli.




sabato 3 agosto 2013

Violenta una bambina di 8 anni: napoletano linciato dalla folla e arrestato


NAPOLI, 3 AGOSTO 2013 - Quando le manette ti salvano la vita. Nella serata di ieri, a Napoli, in uno dei quartieri della periferia nord della città, un 38 ha abusato sessualmente di una bambina  di 8 anni in un'edicola di giornali.
I Carabinieri sono stati allertati intorno alle 19.00. I militari, giunti sul posto, sono intervenuti per salvare la vita all'uomo, perché aggredito da una folla di cinquanta e più persone che aveva cominciato a picchiarlo selvaggiamente.
Salvato dai Carabinieri l'uomo è stato ricoverato in ospedale in condizioni serie e nelle prossime ore, da quanto si apprende, dovrebbe essere operato.
Resta, tuttavia, sotto il controllo vigile della forze dell'ordine.
L'UOMO HA ATTIRATO LA BIMBA CON L'INGANNO PORTANDOLA DIETRO AD UNO SCAFFALE L'uomo, 38 anni, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, ha attirato con l'inganno la bimba dietro uno scaffale. Scoperto da alcuni clienti, il pedofilo ha cercato di fuggire ma è stato inseguito, raggiunto e bloccato da un numero crescente di persone che, grazie al passaparola, si erano messe alla sua caccia.