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martedì 22 ottobre 2013

LEGGENDA NAPOLETANA : DELLA SIRENA PARTENOPE

Tantissime  sono le leggende sull'origine della città Partenopea. Quella che vi racconterò tratta di una sirena di nome Partenope, perdutamente innamorata di Ulisse, che non essendo riuscita a farsi amare dallo stesso, poiché insensibile, questi, al fascino del suo canto, decise di gettarsi nei mari del Mediterraneo, annegando nel Golfo della città di Napoli. 
Nella prima versione del mito, vi è una fanciulla dal volto umano ed il corpo di uccello (non ancora di pesce), figlia del dio del mare e della dea della terra: chiaramente, racchiude in sé tutti i caratteri della natura, è il frutto dell'unione tra acqua e terra. La meravigliosa creatura vive tra le rocce, in mezzo al mare. Un giorno, la nave di Ulisse si imbatte nella zona delle sirene, e Partenope tenta di sedurre, col suo dolce quanto ingannevole canto, l'eroe della conoscenza per eccellenza, che però la respinge con astuzia. Allora la sirena si strugge dal dolore fino a commettere l'atto inconsulto del suicidio: si getta da un'alta rupe ed il suo corpo viene affidato alle onde, che lo conducono sino al golfo napoletano, dove rimane imbrigliato.
E' proprio l'isolotto di Megaride il punto di approdo della sirena leggendaria. Partenope si dissolve ed il suo corpo sinuoso si trasforma nella morfologia del paesaggio napoletano, partenopeo per l'appunto, appoggiando il capo ad oriente, sull'altura di Capodimonte, ed il piede, per così dire, ad occidente, verso il promontorio di Posillipo.
Il rito di fondazione della città si viene così a fondere col culto del paesaggio e delle sue splendide componenti naturalistiche. E' stata la corrente del mare a trascinare la vita a Napoli ed è dal mare che tutti traggono sostentamento, secondo i più elementari miti sulle origini.
Questi racconti non affatto banali, e meno semplici di quanto appaiano in prima lettura, nascondono sempre una profonda simbologia che rimanda ad una concezione filosofica della vita. Proprio questi miti, patrimonio della cultura partenopea, rischiano di andare perduti, sprofondati sotto rifiuti, informazioni superflue e consuetudini dimenticate. E' per questo che il valore del racconto non deve andar perso, per tenere sempre presenti le radici di un popolo e prendersene cura.

mercoledì 21 agosto 2013

Il tatuaggio come stile di vita, con un preciso significato, ma talvota anche solo per moda. Un mondo ,da scoprire, perchè i tatuaggi partono da molto molto lontano.

Il fascino dei sistemi simbolici risiede nel fatto che essi risuonano con gli aspetti più profondi della nostra natura, ci parlano di una saggezza universale le cui verità riusciamo a percepire ma mai riusciamo a mettere in nero su bianco, con l'uso delle parole.
Ci mettono di fronte ad una affascinante e sempreverde mappa "simbolica" della realtà tutta. 
In origine furono gli uomini delle caverne. Il tatuaggio deriva infatti da un preistorico costume di contrassegnare il proprio "sé corporeo" (per dirla in termini psicologici) attraverso incisioni irreversibili. Con appositi strumenti i nostri antenati immettevano sotto la cute pigmenti e sostanze coloranti, di origine naturale.


Oggi, con la globalizzazione, il tattoo è diffuso in tutto il mondo. Ostacolato in passato o incoraggiato a seconda del significato che assumeva (e assume) nei vari contesti: spirituale, religioso, impertinente, trasgressivo, pornografico, politico o solo decorativo.


Tra gli appassionati di tatuaggi gira la voce che bisogna avere i tatuaggi sempre in numero dispari perchè pari porta sfortuna.
Ma da dove nasce questa diceria? Come molte delle storie sui tatuaggi si torna
all'Ottocento nell'ambiente superstizioso e affascinante marinaresco
nell'ambito del quale affonda le radici lo stile con linee spesse e pochi
colori decisi, l'old school. Si narra che il marinaio al primo incarico si
tatuasse nel porto di partenza, nel nido protetto, poi una seconda volta nel
porto di destinazione e, infine, una terza una volta fatto ritorno di nuovo a
casa. e così via per i viaggi successivi. Noterete quindi che al 2°, 4°, 6°
etc. tatuaggio il nostro valoroso marinaio si troverà sempre lontano dalle
proprie radici e dai propri affetti in balia del mare e degli eventi. E da qui
nasce la leggenda della sfortuna dei tatuaggi pari che vanno a rappresentare le
situazioni di difficoltà e di lontananza dal calore familiare. Naturalmente al
giorno d'oggi tutto questo non ha più alcuna valenza anche se i
superappassionati lo utilizzano scherzosamente come scusa per farsi sempre un
tatuaggio in più!