Una donna è stata trovata uccisa a coltellate, nella tarda serata, in un appartamento di Palazzolo sull'Oglio, nel Bresciano. La vittima si chiamava Daniela Bani, 30 anni, e, a quanto si è appreso, gli investigatori dei carabinieri sono alla ricerca del marito tunisino che, allo stato, risulta irreperibile. A trovare la donna è stata una vicina di casa, preoccupata perché non vedeva i due figli che, invece, si è appreso successivamente, erano dalla nonna. La donna è stata trovata uccisa in camera da letto.
Il marito della donna è in fuga da ieri. La coppia aveva due figli di 5 e 7 anni. Secondo le prime ricostruzione degli inquirenti il tunisino avrebbe pianificato l'omicidio: con già in tasca un biglietto aereo per la Tunisia, ieri mattina ha portato i figli da un amico connazionale, poi sarebbe tornato dalla moglie, l'avrebbe uccisa e si sarebbe dato alla fuga. A lanciare l'allarme, la madre della vittima che cercando i nipoti, ha trovato in casa la figlia ormai senza vita in camera da letto.fonte ansa
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martedì 23 settembre 2014
Donna di 30 anni uccisa a coltellate: caccia al marito, volato a Tunisi
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lunedì 16 giugno 2014
Madre e due figli sgozzati: dopo ore di interrogatorio fermato il marito
Milano - È stato trasferito nel carcere competente per territorio, ovvero quello di Pavia, Carlo Lissi, il professionista di 31 anni fermato la scorsa notte con l’accusa di aver ucciso in casa la moglie e i due figli a Motta Visconti (Milano).L’uomo ha confessato e dopo la formalizzazione delle accuse, triplice omicidio, è stato trasferito dai carabinieri di Abbiategrasso al carcere di Pavia prima dell’alba.
«Voglio il massimo della pena» ha detto la scorsa notte, Carlo Lissi, mettendo la testa fra le mani, nel corso dell’interrogatorio in cui ha ceduto facendo la sua prima ammissione di colpevolezza. Poi ripetuta davanti al pm al quale ha reso piena confessione.Carlo Lissi, secondo quanto raccontato dagli inquirenti nella conferenza stampa, ha sterminato la famiglia e poi è andato a vedere la partita dell’Italia da amici, come se niente fosse.Il movente di Lissi sarebbe una passione per una collega di lavoro. Una passione non corrisposta, a quanto risulta agli investigatori, e di cui la moglie non era a conoscenza. La collega lo ha confermato agli investigatori, affermando che Lissi le si era dichiarato.La sera della strage Carlo Lissi e Cristina Omes non avevano litigato e anzi avevano appena fatto l’amore, ha raccontato l’uomo che ha poi descritto l’omicidio: la donna, colta di spalle mentre guardava la tv, ha cercato di reagire, ma lui l’ha colpita anche con un pugno. E le ultime parole della donna sono state: «Carlo Carlo perché mi fai questo?» pronunciate mentre lui la colpiva con coltellate ripetute.Carlo Lissi durante la confessione ha indicato dove aveva gettato il coltello, di cui si è sbarazzato prima di andare a vedere la partita. L’arma è stata trovata dentro un tombino in via Mazzini a Motta dove l’uomo si è fermato qualche istante mentre in macchina si recava al bar dove l’attendeva un amico per vedere i Mondiali.La tragedia
Un delitto efferato, spietato, che ha creato «angoscia» perfino degli inquirenti. La donna, Cristina Omes, di 38 anni, e i due piccoli, Giulia e Gabriele, di 5 anni e di 20 mesi, sono stati sgozzati e sui loro corpi ci sono numerose altre lesioni che non fanno escludere un accanimento A trovarli è stato il padre, Carlo Lissi, di 31 anni, rincasando dopo la partita dell’Italia che aveva visto con altri amici, in paese. L’uomo è stato sentito dalla scorsa notte fino a questa mattina.La coppia e i bambini vivevano in una villa nella zona residenziale di Motta Visconti, all’angolo tra via Di Vittorio e via Ungaretti, su un solo piano e con un grande giardino davanti, che è di proprietà della famiglia di lei, che gestisce un negozio di frutta e verdura. Cristina, in particolare, era conosciuta da tutti perché originaria del paese: «Lavorava come impiegata alle assicurazioni Sai - dice un residente - e prima del secondo figlio faceva la volontaria in Croce Rossa». Il marito, invece, un consulente informatico, lavorava a Milano. Nella casa la scena apparsa ai soccorritori, intorno alle 2 della scorsa notte, è stata raccapricciante: sangue ovunque e i corpi della bambina nella sua cameretta, del piccolo nel letto matrimoniale e della donna, in soggiorno, martoriati. La cassaforte aperta e i contanti in essa contenuti, una cifra di non particolare entità, pare, spariti, ma senza segni di effrazioni evidenti sul forziere o sulla porta. Forse una messinscena.Al momento, però, non sembra che negli ambienti investigativi si dia molto credito all’ipotesi «esterna» cioè di una sanguinosa rapina, ma l’accanimento e l’assassinio del bimbo più piccolo, avrebbero fatto propendere i carabinieri di Milano, che conducono le indagini, verso un ambito privato.
Al momento, però, non sembra che negli ambienti investigativi si dia molto credito all’ipotesi «esterna» cioè di una sanguinosa rapina, ma l’accanimento e l’assassinio del bimbo più piccolo, avrebbero fatto propendere i carabinieri di Milano, che conducono le indagini, verso un ambito privato.
A mancare, oltre all’arma del delitto (ma si attendono alcune comparazioni su alcuni oggetti definiti «compatibili) è il movente, per trovare il quale si sta scavando nei rapporti privati della coppia, apparentemente buoni anche se alcuni testimoni invece avrebbero raccontato ai giornalisti di gravi problemi. Questa mattina, nella villa in via Ungaretti, è previsto un sopralluogo del Ris (Reparto investigazioni scientifiche) di Parma che, sulla scena già “cristallizzata” dagli investigatori, dovrà compiere una seconda serie di più approfondite analisi.(fonte ilsecoloxix.it/)
giovedì 15 maggio 2014
PERUGIA CHOC, MARITO VIOLENTO LEGA, STUPRA E CHIUDE A CHIAVE IN GARAGE LA EX MOGLIE
Mercoledì 14 Maggio 2014
PERUGIA - Un quarantenne di origini di Pesaro Urbino è stato arrestato dagli agenti del commissariato di Spoleto con l'accusa di aver violentato, picchiato, legato e chiuso a chiave in garage la ex moglie originaria di Spoleto. Il tutto nasce alla fine dello scorso anno quando la giovane coppia che viveva in provincia di Urbino decide di separarsi consensualmente ed avviano le pratiche con i rispettivi avvocati. Da lì a poco però iniziano i primi guai per la trentenne spoletina. Dapprima la sua autovettura è oggetto per ben due volte di danneggiamenti, riceve numerosi sms con frasi minacciose e oltraggiose. I dubbi sorgono, ma non pensa che l'autore di tutto potesse essere l'ex marito anche perchè in passato non si erano mai verificati episodi di violenza. Vengono fatte da parte della donna le prime denunce. I giorni trascorrono, con i propri dubbi, fino a quando i primi del mese di maggio si reca a casa dell'ex compagno come da accordi per riprendere il proprio figlio che stranamente non era in casa. La donna sale in casa e a questo punto esplode la violenza dell'ex marito. Improvvisamente viene aggredita immobilizzata è trascinata nei sotterranei dell'abitazione. Qui viene ripetutamente e selvaggiamente malmenata e poi brutalmente violentata. La donna, dopo aver subito ripetute violenze, viene legata e imbavagliata e lasciata all'interno del vano. Intanto l'ex marito si allontana chiudendo a chiave il locale. La donna riesce a liberarsi ma non a fuggire dato che l'uomo rientra quasi subito. A questo punto viene nuovamente minacciata di morte se avesse denunciato l'accaduto e la lascia andare. La donna a questo punto dolorante, temendo per la sua incolumità, accusando forti dolori è andata al pronto soccorso per farsi visitare. Qui i sanitari si accorgono che qualcosa non andava ed avvertono la polizia. Vengono immediatamente avviate le indagini da parte degli investigatori, vengono sequestrati gli indumenti intimi, acquisiti i tabulati telefonici, allertati i servizi sociali. Ormai il quadro è completo viene richiesto alla procura della Repubblica l'emissione del provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'ex marito e il pm visti gli atti di indagini e le lampanti prove di colpevolezza a suo carico non ha difficoltà ad emettere il provvedimento restrittivo. L'uomo è stato arrestato da personale della Polizia di Spoleto e Pesaro e portato immediatamente in carcere. Nel corso della perquisizione effettuata nella cantina venivano rinvenute un pezzo di nastro adesivo con il quale la donna era stata legata e alcune ciocche di capelli.(fonte leggo.it)
mercoledì 11 settembre 2013
Sposa bambina morta a 8 anni: gravi lesioni interne dopo la prima notte di nozze
SAN’A’ / Una bambina di 8 anni è stata data in sposa a un uomo di 40 anni. Dopo che lui ha “legalmente” abusato di lei durante la prima notte di nozze, la piccola è morta per le lesioni interne subite.
La notizia è stata diffusa dal Daily Mail, ma le autorità yemenite hanno cercato di smentire: il fatto non sarebbe mai accaduto. A ribadire la verità è Mohammed Radman, giornalista freelance originario dello Yemen, che avrebbe personalmente raccolto: secondo quanto raccontato dal freelance, le autorità della provincia di Hardh avrebbero tentato di insabbiare l’abominio e numerosi altri casi di spose bambine. Un gruppo di attivisti locali per i diritti umani si è mosso perché il marito e i genitori della bambina vengano arrestati. Le autorità della provincia settentrionale di Hajja hanno smentito la notizia ma secondo Radman dietro le dichiarazioni di smentita ci sarebbe la volontà precisa di nascondere il triste accaduto. Quello che sembra essere un caso clamoroso per la cultura occidentale purtroppo non lo è in Yemen dove accade soprattutto tra le famiglie più povere. Stando ai dati Unicef il 14% delle bambine in Yemen si sposa prima dei 15 anni e solo il 48% supera i 18 anni.
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