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giovedì 2 gennaio 2014
OMICIDIO SUICIDI Uccide in clinica la moglie e si ammazza
MILANO, 2 GEN - Un ex gioielliere in pensione ha ucciso a colpi di pistola la moglie nella residenza sanitaria assistenziale di Paderno Dugnano (Milano) dove era ricoverata da due mesi dopo un'ischemia cerebrale e poi si è suicidato. Una volta nella stanza della donna, il marito ha estratto la pistola, una '38 special' che deteneva regolarmente da quando faceva il gioielliere, e ha sparato due colpi al petto della moglie. E poi ha rivolto l'arma verso se stesso, facendo fuoco una terza volta, alla tempia.( fonte ansa)
venerdì 25 ottobre 2013
Delitto Rombaldi, la Corte ora vuole una superperizia
"Sarà una superperizia – affidata ad esperti di balistica noti a livello nazionale ed internazionale – a dire l’ultima parola sullo snodo-chiave del processo, in Assise, sull’omicidio del chirurgo Carlo Rombaldi avvenuto 21 anni fa: si cerca infatti una risposta, scientificamente inattaccabile, per sapere con certezza se i bossoli rinvenuti nel luogo del delitto siano stati o meno sparati dalla Smith & Wesson posseduta a quel tempo da Pietro Fontanesi (il 69enne è l’unico imputato per l’assassinio del medico del Santa Maria Nuova). L’ha deciso ieri la Corte (presieduta da Francesco Caruso) dopo le ennesime “scintille” in aula: da una parte il pm Maria Rita Pantani nonché i legali di parte civile Enrico Della Capanna e Gianni Franzoni (tutti richiedenti la superperizia), sull’altro fronte gli avvocati difensori Giancarlo e Giovanni Tarquini (che ritengono sufficiente la perizia già presentata e discussa dal maggiore Matteo Donghi del Ris di Parma). I giudici d’Assise sono rimasti in camera di consiglio tre ore e mezza e sono usciti con una deliberazione piuttosto articolata. «Appare necessario – ha rimarcato il presidente Caruso – disporre la richiesta perizia collegiale atteso il reale contrasto di merito e di metodo che connota le conclusioni cui sono pervenuti i consulenti e il perito. Che il radicale contrasto emergente dalla relazione e dall’esame e controesame di periti e consulenti non tranquillizza in ordine all’effettiva possibilità allo stato degli atti di pervenire ad una conclusione ragionevole in ordine al punto decisivo: l’essere quella in sequestro l’arma del delitto. Che il contrasto non appare relegabile – entra nel “cuore” del processo – a una ragionevole e fisiologica diversità di opinione tecnico-scientifica, ma comporta la necessità di stabilire quale delle due indagini sia tecnicamente e scientificamente corretta». Tre i superperiti: Martino Farneti (per più di trent’anni in polizia, con collaborazioni di prestigio con Fbi e Scotland Yard), Gianfranco Guccia (esperto balistico, occupatosi di casi celebri come il delitto-Rostagno o il pacco-bomba recapitato a Ciancimino) e Claudio Gentile (uno dei maggiori esperti italiani di armi e balistica).Invece la Corte ha espresso un secco “no” sulle testimonianze indirette (del pm Valentina Salvi, del capo della Mobile Domenico De Iesu e della figlia dell’imputato Patrizia Fontanesi) relativamente a quanto dichiarato sul caso dall’avvocato Carmelo Cataliotti. Nell’opporsi alla testimonianza del pm Salvi, la difesa ha rivelato una nuova versione attribuibile a Cataliotti, cioè che avrebbe detto al magistrato come «poco dopo l’omicidio, Fontanesi e un’altra persona con il braccio ingessato si fossero presentati nel suo studio e l’ex vigile avrebbe riferito d’aver prestato la pistola con cui fu commesso l’omicidio all’uomo che l’accompagnava». Parole ora lettera morta.".
Articolo a firma di Tiziano Soresina
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sabato 12 ottobre 2013
Anna Maria Franzoni può lavorare fuori dal carcere. A 11 anni dal delitto di Cogne La donna, condannata in via definitiva per l'omicidio del figlio Samuele, deve scontare 16 anni di carcere. Ma ha già superato metà della pena. E può lavorare in una cooperativa di Bologna
Bologna, 11 ottobre 2013 – Jeans, giaccone, sciarpa a fiori e capelli sciolti. Questo il look scelto da Anna Maria Franzoni per la sua giornata di lavoro esterno.
La donna, condannata per l'omicidio del figlio Samuele Lorenzi, ha lasciato il carcere di Bologna alle 9.30 (come fa da lunedì) e qualche minuto dopo, su una Panda guidata da un volontario, ha raggiunto la parrocchia di Sant'Antonio da Padova, in via Dozza, dove ha sede la Coop sociale dove lavora.
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